Alla base del ghiacciaio del
Rodano, nelle alte Alpi svizzere, scaturisce un torrente che va a formare uno
dei più grandi fiumi d’Europa. Prima che il Rodano si diriga verso sud per
sfociare nel Mediterraneo, attraversa un grande lago, alla cui estremità
occidentale, in periodo romano, si insediò un centro commerciale. I coloni
romani, che si spostavano verso nord, in Germania chiamarono il lago lacus
lemannus, e il
centro commerciale Genava.
Al principio Genava era un vicus, un piccolo centro dipendente
dalla città di Vienne, capitale dell’immenso territorio disomogeneo degli Allobrogi.
Verso la fine del secondo secolo, in seguito alla riforme
amministrative di Diocleziano, Genava fu elevata al rango di città (civitas) della Gallia Narbonense, e
prestò il suo nome – poi alterato in Genève/Ginevra a una grande diocesi medievale. L’agognato rango di città
imperiale fu alla fine ottenuto tramite gli sforzi di uno dei suoi vescovi,
Ardutus, nel 1153.
In
tempi più vicini a noi, Ginevra ha assunto un ruolo sempre più rilevante nella
politica mondiale.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa vi fu
istituito nel 1864 (per iniziativa di un protestante ginevrino e di un medico
valdese del Piemonte, e derivò il suo simbolo familiare dall’inversione dei
colori della bandiera nazionale svizzera).
La Convenzione di Ginevra ha introdotto un aspetto
umanitario nella guerra moderna.
Molti organismi internazionali, dall’ONU al Consiglio
Ecumenico delle Chiese, hanno la loro sede nella città.
La reputazione internazionale odierna è tale che Ginevra
è ora comunemente considerata la sede naturale per le conferenze sulla pace e
il disarmo.
Le speranze riguardanti l’odierna stabilità
internazionale, così spesso andate in frantumi e così spesso rinate, tendono a
trovare il loro centro focale in questa città.
- tratto da: ALISTER E. McGRATH, Giovanni Calvino.
Il Riformatore e la sua influenza sulla cultura occidentale, edizione italiana a cura di
Domenico Tomasetto, (collana Studi Storici – Ritratti), Claudiana, Torino,
terza edizione, Torino, 2009,
p. 15.
p. 15.