Auditoire de Calvin

Auditoire de Calvin
Auditoire de Calvin nuovo organo - foto Natale GIANDOMENICO

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martedì 24 giugno 2014

Soli Deo gloria


Una lapide senza tomba


di Giorgio Tourn

Il 27 maggio 1564 moriva a Ginevra Giovanni Calvino, a 55 anni, età per noi oggi della piena maturità, allora ai limiti dell’esistenza. Si spegneva serenamente, dopo aver partecipato, già molto provato, al termine dell’incontro settimanale con i pastori della città, dopo aver pranzato con loro. La notizia si sparse in città e molti forestieri, venuti per incontrarlo, avrebbero voluto poterlo vedere, atteggiamento comprensibile in una società che non conosceva le fotografie e i tablet, ma venne inumato alle 8 e alle quattro pomeridiane sepolto, secondo le sue volontà, nel cimitero di Plainpalais nella fossa comune.
Oggi sulla pelouse del parco comunale si trova una piccola lastra di pietra di pochi centimetri, con inciso J.C. le iniziali del suo nome Jean Cauvin, e bisogna sapere dove cercarla. Forse ad ispirare questa scelta era l’idea, per lui quasi ossessiva, che la creatura umana è naturalmente idolatra, cerca sempre qualcosa da adorare al posto di Dio, e i morti sono sempre stati oggetto di particolare devozione. Pensando alla piazza rossa e alle grotte vaticane vien da domandarsi se il suo dubbio non avesse qualche fondamento. Senza tomba non lo si sarebbe invece potuto idolatrare e su questa autocancellazione della propria persona si potrebbero fare molte riflessioni anche dal punto di vista evangelico.
Di fronte a questa pietra nell’erba di una giardino pubblico, dove i bambini giocano e i pensionati leggono il giornale, mentre sullo sfondo scorre il traffico cittadino, il pensiero corre immediatamente alle tombe dei due  personaggi che furono, nella cristianità del Cinquecento, suoi interlocutori: Lutero e Ignazio. Il primo è sepolto nella chiesa di Wittemberg, ai piedi del pulpito dove aveva predicato durante tutta la vita, il secondo nella chiesa del Gesù a Roma, il centro spirituale della Compagnia; una pietra tombale nel primo caso, una teca in un grandioso altare di costruzione barocca nel secondo. Entrambi in luogo ecclesiastico, dove si raccoglie la comunità dei credenti, due chiese in evidente contrapposizione, quella della Parola (al cui servizio Lutero ha vissuto), quella dell’altare, del potere sacramentale (a cui Ignazio ha dedicato la vita).
Il nostro fratello Calvino non solo non ha tomba ma è fuori del tempio, è fra i morti della città, nella cattedrale resta solo la sua bibbia. Evidentemente si tratta di un altro modo di vedere sia la chiesa sia la città sia il loro rapporto. La chiesa è nel tempio, attorno alla Parola, non nella città, nella città è il credente vivo e morto.
Un secondo pensiero mi sorge però, ricordando quella sua lapide anonima (se non sai che J.C sono le sue iniziali puoi pensare infatti a qualsiasi cosa): questa spogliazione così radicale di sé non è al limite del disumano? Il dare gloria la Signore implica l’annullamento di sé e della propria umanità? Non conduce ad una religione senza cuore, senza sentimento, rigorosa ma schematica, fredda? I nostri concittadini lo pensano, perché l’italiano è anzitutto un latino, non solo nell’arte della retorica, nel gioco delle immagini, nella creatività, nella concretezza (come hanno dimostrato le ultime votazioni), ma latino nel paganesimo dell’humanitas. Prima c’è l’uomo, poi Dio.
La sfida della nostra predicazione sta forse in questo: essere figli dell’humanitas latina, non fare cioè della fede una ideologia ma la premessa di una identità, ma nello stesso tempo non esserne schiavi, essere liberati dal paganesimo dell’humanitas per realizzare l’umanesimo dei discepoli di Cristo. Quella tomba infatti non è disumana ma è la piena realizzazione dell’umanità.
Non è un caso che su questa frontiera di un umanesimo della fede e non della “carne” (per usare l’espressione di Paolo), cioè della natura, si sia giocata tutta la vicenda valdese nei secoli: la povertà dei barba contrapposta a quella dei figli di Francesco, la predicazione dei ministri a quella dei figli di Ignazio. Laici i primi, chierici i secondi, usando linguaggi molto simili ma dicendo cose opposte.
18 giugno 2014

(in data odierna)

giovedì 12 giugno 2014

Culto Evangelico a Douvaine

Domenica 15 giugno 2014
Domenica della TRINITÀ
Culto Evangelico a DOUVAINE (Francia)
ore 11
nella Cappella Riformata
predicazione a cura di Pierre MAURON